Paris avec mes femmes….PARTE PRIMA

 

Allora perfetto, si parte il 31 Gennaio, Venerdi, con rientro Domenica 2.
Ci vediamo a Parigi!!!


Io ragazze mi prendo il volo la mattina del venerdi e il rientro la domenica tardi…così massimizzo la durata del week-end.
Non vedo l’ora di vedervi!!!! :))))

Normale no?
Potrebbe essere un semplice messaggio di vigilia….
…se non fosse per quella frase buttata casualmente lì in mezzo.

COSI’ MASSIMIZZO LA DURATA DEL WEEK-END.
Amen.

Io non riesco ancora a capire come mai mi ostini a sottovalutare quel sottile confine che esiste tra il dire e il fare.
Quella specie di intercapedine invisibile tra progetto ed esecuzione (per dirla da realista), tra sogno e realtà (se preferite la chiave romantica), in cui si insinua costantemente come l’acqua in una crepa, lei, l’onnipresente e universale Legge di Murhpy.

Se qualcosa può andar male, lo farà!

Allora partiamo dall’inizio.
Volo Roma – Parigi.

Uno può pensare tante cose dei luoghi comuni.
Che sono riduttivi, semplicistici, superficiali e banali.
Però qualche cosa di buono la faranno sti poracci. Oltre a farci sentire fighi quando li additiamo durante una conversazione.
Ci daranno un minimo di mappatura di luoghi, persone, culture, fatti e misfatti umani, no?
Un briciolo di attinenza al fenomeno reale ce l’avranno.
Sennò come hanno fatto a diventare cosi comuni appunto?!?
Volete davvero convincermi che siano una sorta di ipnosi di massa su megacazzate condivise urbi et orbi? No, dai, diamo a Cesare i suoi effetti personali (poraccio sto Cesare, ma perché non gli ridanno mai la sua roba?!?).

Allora i luoghi comuni.
Roma, la città del sole.
Parigi bella, certo però che freddo.

Ecco io sono nata per sfidare i luoghi comuni.
A ben vedere me la sono cercata.
Non solo ho sottovalutato la famosa dose di sfiga che minaccia i ‘programmi’ in relazione direttamente proporzionale ad A) quanto sono preparati B) quanto sono agognati.
Ma come direbbe Verdone ‘c’ho buttato anche la saponata’.
Ho fatto la smargiassa gongolandomi all’idea di aver trovato la soluzione del secolo: primo aereo della giornata, arrivo alle 12, tutte le mie amiche in tardo pomeriggio. Ergo, giornata culturo-riflessiva a scattare foto in giro per Parigi, bere nei bistrot, scrivere o leggere.
Piccoli innesti di shopping tanto per gradire a stemperare l’esistenzialismo del tutto.
Ora, per voi umani non ancora riprodotti in cuccioli della specie, questo potrebbe anche sembrarvi un programma come dire ‘medio’.
Mediamente carino, mediamente allettante.
E forse sulla bilancia di un’alzataccia mattutina quel ‘mediamente’ vi potrebbe far dire ‘anche no!’
Ma a noi, mamme recidive ancora nel tunnel dei primi 5 anni di vita, fa più sesso di Brad Pitt steso nudo su un tre piazze in seta nera.
Diventa allettante come un’amatriciana quando sei a dieta, cioè, è come aver vinto al superenalotto!
Tempo per te e i tuoi piaceri, sullo sfondo una delle città più belle del mondo, le tue amiche in arrivo.
Altro che sacrificio del primo aereo.
Giuro che uccido per molto molto meno!

Daje Coccia, un programma così è una smartata di livello, con buona pace delle amiche lavoratrici in arrivo ad orario aperitivo!
Ammazza che fica che sò!

Solo che qualcuno secondo me di lassù deve avermi sentito.
Ha preso la sfiga, la Legge di Murphy, ha mantecato aggiungendo pepe quanto basta e mi ha punita.
Cominciando a darmi qualche segnale durante la settimana prima della partenza.

Lunedi’ 27. Si rompe la caldaia.
‘Amore mi raccomando VENERDI’ MATTINA arrivano i tecnici quindi dobbiamo prevedere che ci sia qualcuno a casa’.
Eccerto, ci organizzeremo (e mò a chi lo chiedo?!?)
Martedi 28.
‘Amore ascolta, io il 29-30 e 31 sono in field meeting nazionale tutto il giorno, cene incluse. E la mattina cominicamo all’alba. Quindi ricordati che VENERDI MATTINA io non posso portare i bimbi a scuola’.
E vabbè dai, provvederemo pure a questo (Te pareva! E mò come li mando a scuola?!? Troppo presto per le chiavi della macchina col GPS inserito?).
Mercoledi’ 29.
‘Vale senti, ti volevo avvisare che Venerdi pomeriggio vado dal diabetolgo, quindi non posso venire a lavorare’.
Tranquilla Pat, non ti preoccupare, magari solo cerca di avvantaggiarti lo stiro visto che non vieni così mi dai una mano.
Lo stiro? sai che te ne frega dello stiro? ZERO!
L’unico pensiero è: avevi pensato di partire di corsa venerdì mattina lanciando collant e seminando la casa di accessori e pochette fuori posto….fà così glamour! Ce ne fosse una in America che parte lasciando in ordine! Non se po’! E’ veramente antico, fuori moda, VOLGARE!….però te tocca stavolta. Perchè Pat quel pomeriggio non rassetterà, quindi nella lista ormai infinita delle cose cui devi provvedere all’alba prima di partire, mettici pure LASCIARE IN ORDINE LA CASA PER IL WEEK END (sempre dopo Caldaia e Zaini Scuola, mi raccomando!).

Ora io se avessi giocato una partita di sette e mezzo avrei detto anche STO.
Però secondo me chi si godeva la scena di lassù non doveva essere così soddisfatto.
E quindi in una fase creativa molto spinta ha voluto dare al quadro la pennellata del genio.

E la notte del 30 ha SCATENATO L’INFERNO!!!

E’ stata praticamente riscritta la storia meteorologica di Roma.
Roma è ancora la città del sole…….tranne che per sporadici piovaschi attualmente riconducibili a microclimi tropicali e abbastanza isolati da non essere spiegabili!
Io quella notte mi sono svegliata alle ore 03:00 e non ero più a casa mia.
Ero a Baghdad!
Alle 03:05 con velocità warp ero passata dalla modalità sonno REM al kit dell’alluvionato: cappotto, cappuccio, stivali e secchio (rigorosamente sopra il pigiama!), a sturare gli scoli d’acqua in balcone.
Sopra di me ‘Ersecco’ (l’uragano…..sì, l’urgano ER-SECCO….non ho capito perché in America la nomenclatura climatica può vantare il suo nazionalismo e qui no! Danny non ti temo, io ho l’uragano coatto!!) si beffava della mia operosità con effetti speciali acustici da traforo del timpano.

Bene, tutto andrà bene, stai tranquilla!!!!
E’ solo un temporale (Ersecco ride sguaiato), domattina ti sveglierai e ci sarà il sole!
Ora dormi che sta cazzata dell’aereo in partenza alle 10 te costa la sveglia alle 6, un gancio sul cancello pe lascià aperto al Pronto Intervento Beretta, un pick-up praticamente notturno dei tuoi figli da parte dell’amica sfigata di turno che li porterà incaccolati a scuola e forse, dico forse, anche la canoa per raggiungere l’aeroporto!!!!

Ora, nelle favole a lieto fine lei si sveglia e il sole veramente c’è.
Poi a Roma, figuriamoci!
Tutto fila liscio, lei prende l’aereo, e poche ore dopo sta copulando con la sua Canon EOS 600D per le strade di Le Marais proprio come se stesse orizzontale con Mister Vento di Passioni.

Nella realtà invece lei si sveglia e non è più a Baghdad è vero.
Ma di certo non nella città del sole.
Lei si ritrova direttamente NELLA CITTA’ DEL GANGE!!!

Il Tevere raggiunge in poche ore gli stessi metri cubi di acqua del fiume sacro indiano.
Con un letto però che è circa un quindicesimo.
Fateve du conti.
Dove sta tutta l’acqua che non c’entra?
E dove sta?
Bah, sparsa un pò qui e la giusto a provocare qualche frana e smottamento.
Alle 7:30 il bollettino enumerava: 4 fermate metro chiuse, case allagate, trafile di strade bloccate e….l’invito a partecipare numerosi alla gara di ‘paperelle a scontro’ in corso nei tratti in cui automobilisti impavidi erano saliti in macchina e poco altro avevano da fare se non galleggiare in attesa di tamponare qualche compagno d’avventura.

Roma io non lo so più se sei la città del sole.
Però una cosa la so.
L’acqua non è il tuo elemento.
Rassegnati. Gli sport acquatici non fanno per te.
Marino fai qualcosa. Non ci ostiniamo. Non si fa bella figura.
Cioè anche io alla terza immersione mi sono messa una mano sulla coscienza e ho promesso di non sottopormi più a quella sofferenza. Sembro una cernia andata a male. Ho il rigor mortis da panico. Cioè dai basta. Fatte na corsa, gioca a pallavolo.
Roma, spostati più al sud. Fidati.

Certo uno può pensare, vabbè, così può bastare.
Però io ho provato anche il brivido di relazionarmi in questa situazione apocalittica a una delle categorie che preferisco in assoluto.
I Tassiti.
La domanda è: si fa un esame per diventare testa di cazzo (indi tassista) oppure solo i più dotati naturalmente vengono cooptati?
Non lo so ancora. Ai posteri l’ardua sentenza.

‘Salve sono la SIg.ra Coccia. Ho un taxi prenotato alle 8:15. Non è che possiamo anticipare alle 8:00 visto il tempo?’
Ma avresti dovuto dire: visto che ci manca solo Noè e poi passiamo di diritto nell’iconografia standard del diluvio universale e siccome in 45 minuti all’aeroporto non ci starò mai volevo provare a tenermi un’ora per sicurezza.
Di sottofondo dall’altra parte: tuoni, fulmini, improperi in dialetto stretto di vario genere contro il tempo ingrato dalla macchina di turno che interferisce col centralino (credo fosse Lido 27), grida di passanti risucchiati da burroni mascherati da pozzanghere e spariti nel nulla (ora sono certa siano una percentuale abbastanza alta della casistica di Chi l’ha Visto), l’immancabile cantilena ‘ombrella cinque eulo’ e anche il conseguente colorito rammarico dell’incauto di turno ‘eh no minchia è il quarto che compro di fila!’.
Dovrebbero venderlo ‘Ombrella CHIUSO cinque eulo. Ombrella apelto, ombrella lotto!’.
Comunque, mentre io ascolto il circo togni in sottofondo lui risponde:
‘Certo Sig.a Coccia, non c’è problema’.

Tu Vale quando imparerai a fidarti del tuo Senso? Quello che a volte è Sesto, e a volte è semplicemente Buono.
Però in ogni caso non si sbaglia mai. Lui.
Quando? Boh. Evidentemente coi tassisti più in là.

Alle 8:17 (cioè due minuti dopo la vecchia richiesta di corsa) tu richiami e ottieni la seguente risposta.
‘Lido 13? Ho la Sig.a Coccia in linea dove sei? Ah, bloccato? Vabbè ok.
Sig.a Coccia, fra qualche minuto è li’.
E io: scusi non è per pignoleria si figuri, ma cosa intende per qualche minuto? Perchè ho sentito che è bloccato.
‘Guardi Signora la macchina è ferma sulla Colombo all’altezza di Casalpalocco e non si muove’.

Il percorso delle sinapsi per cui una macchina ferma a 5 km da casa mia con davanti un guado da affrontare insieme ad altre centinaia di auto sarebbe dovuta arrivare in ‘qualche minuto’ davanti al portone lo ignorerei.
Preferisco focalizzarmi sul risultato: Io che cammino verso il punto taxi più vicino armata di ombrello, valigia e tacchi sotto secchiate d’acqua gettate piuttosto violentemente. Il titolo di questa foto è ovviamente ‘Leggiadria: uno stato interiore’.

Adesso, ditemi, arrivata al taxi come all’Oasi in un deserto, cos’altro può succedere?
Ma naturalmente che la tizia seduta al posto di guida del taxi NON E’ LA TASSISTA, ma la cugina del tassista!
Perchè il tassista ‘è andato per qualche secondo al bar più vicino ad espletare impellenti bisogni fisioligici’.
‘Ma che se sta a prende il caffè?’. Io vi giuro solennemente che questa domanda non l’ho fatta con aggressività. Ma con una sorta di sconforto abbandonato. Cioè avevo anche la mimica desolata. La faccia caduta. Il corpo dinoccolato. Il tono della voce sfiatato.
‘Ma che DAVVERO se sta a prende il caffè?’. Leggesi: MA SUL SERIO STA SUCCEDENDO PURE QUESTO?
‘Noooooo Signora si figuri, arriva tra un attimo. Ma salga salga. Sennò ci inzuppiamo. Io intanto lo vado a recuperare’.
Lo sportello si chiude. E sento.
Glaucooooooooooo….porca put………Glaucooooooo eddajecazzo ce sta na cliente……..anvedi questo…..te giuro è la prima e l’ultima vorta che……Glaucooooo, viè qua, sbrighete!

Che dirvi: io infondo sono contenta.
Cioè anche questi sono spettacoli in esclusiva.

Quello che è successo dopo è una parentesi di inutile immobilità durata 3 ore di orologio.
Glauco è arrivato.
Lasciava una scia di tostato gran aroma che quando ha aperto lo sportello è partito il jingle ‘tu Kimbu patastoria, du riadedu cafèa, tostace du n’aroma, du riadedu cafèa….’ (http://www.youtube.com/watch?v=L9APAMEleDI)
Io sono arrivata in aeroporto alle 11:00!!!!!!!!!!!!!
Gli ultimi 2 km ho costretto il tassista a farli col fazzoletto bianco fuori dal finestrino per crearsi un varco tra la doppia fila di macchine inchiodate su Via della Scafa.
Più che costretto diciamo che gliel’ho proposto: tira fuori il fazzoletto oppure mi presta una san benedetto vuota per fare la pipì?
Non aveva la san benedetto vuota.

L’arrivo all’aeroporto Leonardo da Vinci mi costa la modica cifra di 80 euro.
Manco na Crociera Costa.
Ambientazione acquatica la stessa in effetti.
Solo niente inchino.

In perfetto stile low cost sono andata al banco acquisto biglietti Easy Jet e per il cambio prenotazione ho speso solo 2 euro!!!
Più 143 di Supercazzola Tariffa Frigida e Tasse Aeroportuali.
Totale 145 euro. Per il cambio prenotazione.
La prenotazione ne era costati altrettanti.
Un affare insomma. 300 euro comodi comodi per andare a Parigi e soprattutto………..PER PARTIRE ALLE 18:00 DI QUELLA SERA!!!

Adesso, vi prego sorvoliamo sulla rapina a mano armata, e attenzione puntata sul tempo.
Alle 11 di mattina arrivo come Mennea al Terminal 3, sfatta, stanca, quasi in blocco renale per il contenimento forzato della diuresi.
Partenza del mio volo alle 18.
Secondo voi che faccio nelle successive 7 ore con la città in panne e praticamente la carta di credito esaurita prima di partire?
Dai, non abbiate paura. Per una volta la risposta è giusta. Non vi vergognate.
NIENTE. La risposta è NIENTE!

Mi sono abbandonata all’idea di essere in ostaggio.
E di necessità ho fato virtù.

Alle 17 avevo in sequenza: stretto amicizia con Enrico il barista affidandogli la carica del mio telefono per un’oretta, visitato e salutato tutte le possibili conoscenze della scuola superiore (e differenti altre estrazioni) diversamente impiegate a terra, sputtanato i restanti spiccioli sputtanabili in accessori tecnologici e articoli di tabaccheria varia, consumato il menù ‘colazione intelligente’ e ‘pranzo geniale’ in due punti ristoro, fatto una piega dall’unico parrucchiere dell’aeroporto con conseguenti modici prezzi da regime di monopolio e incontrato Ambra, che l’aereo alle 18 lo aveva comodamente prenotato da un mese, senza alcun disturbo.
E’ vero, Tom Hanks in The Terminal trova anche lavoro e l’amore.
Ma guardate che era solo questione di tempo!!

Quando si è aperto l’imbarco è praticamente partita la standing ovation.
La gente mi salutava da lontano, cori di ARRIVEDERCI.
Ho pure visto uno striscione con scritto VAI VICTOR, KRAKOZHIA TI ASPETTA!

Ed è esattamente in quel momento, mentre ti giri per consegnare boarding pass e carta d’identità ed entrare al gate, che il dubbio ti assale.
Coccia ma non sarà che sta tigna per prendere l’aereo è un pò come remare (remare, si, verbo perfetto per l’occasione) contro il destino che ti sta palesemente dicendo da 7 giorni NON DEVI PARTIRE?!?
Oh mamma, mamma mia, aiuto, panico, fiatone.
Non era una macchinazione sadica quella contro di te: era una mano tesa, un aiuto a salvarti!

L’AEREO SICURAMENTE CADRAAAAAAAAAA’!
Huf, huf, cominci a respirare veloce come nei travagli anni ’80 (che sia chiaro: non ce n’è una che respira veramente così per partorire!).
Ambra – grazie ad un intuito a dir poco felino – se ne accorge (stavano pe arrivà le ambulanze, vedi ‘n po’!)
‘Coccia che pasa?’.
Tu ce provi, a contestualizzare, e forse un pò hai anche ragione.
‘No, niente Ambrita, tranquilla, è che sai, vabbè l’alzataccia, lo stress delle corse stamattina, la stanchezza della cattività qui dentro, oddio praticamente sono esausta ancor prima di decollare, forse mi sto rilassando ora che finalmente si parte e sto rilasciando un pò d’adrenalina….e poi, poi vabbè la verità è che con questo tempo che non accenna a migliorare non è che sia proprio felice di volare….insomma quando hai due bimbi che stanno a casa non te ne frega più niente se l’aereo casca per la tua incolumità…..però….sigh-sigh (si, si, avooooooojaaaaa, cominci proprio a piange!!!)………però insomma ecco, pensi a loro….’

Una cosa sola poteva salvarmi dal pessimismo cosmico leopardiano misto a catastrofismo stile final destination.
Una sola.
E io l’avevo a portata di mano.

La filosofia laconica di Ambra, sviluppata in Partenopea (un’antica isola della Grecia Antica) milioni di anni fa.
Si chiama il ‘Vabbuò-ismo’.

Ambra ti ascolta. Ci mette quei due minuti di sguardo fisso e occhio corrugato per elaborare. Rigorosamente in silenzio.
E poi ti risponde:

‘E Vabbuò ja Coccia. Nun ‘c pensà!’.

GRAZIE AMBRA! DI CUORE.

….to be continued

 

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Ambrita Ambrita ha detto:

    Oddio Coccia che ride!!! Ho paura della seconda parte!! O_o

  2. Avatar di Jessica Jessica ha detto:

    Troppo forte Coccia! A maggior ragione io che non c’ero voglio assolutamente la seconda parte.mi è stato dato qualche indizio che mi sta rendendo la cosa stuzzicante:
    MASCA: “abbiamo fatto il weekend con gli amici del fidanzato della Fellaco”
    AMBRA: ” weekend di inciucio”
    Non dico altro…grande suspense per la seconda parte. Tifo per voi!
    E prossima volta invitate pure me!!!!

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