The Suffering Southern

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”Cioè io non mi capacito proprio, ma com’è che sei così Drammatica?!?”

In genere le discussioni con mio marito terminano così.

Allora.
Famo a capisse.
Certe domande o non le fai o poi ti prendi la responsabilità delle risposte.
E siccome DRAMMATICA non è solo
1) quando ti vesti da tappeto rosso per andare al cinema di pomeriggio con le amiche
2) quando piangi mentre pulisci i fagiolini perché di sottofondo c’è il Cielo in una Stanza
3) quando pretendi di far vedere il documentario su Malala Yousafzai ai tuoi figli che ti hanno chiesto un film sui supereroi
ma è anche urlare a vanvera, saltare se struscia una sedia, rabbuiarsi in un nanosecondo, litigare sempre per principio e in definitiva esagerare come se si camminasse sempre sull’orlo dell’ultima occasione a disposizione per fare qualcosa.
Allora, siccome è così, mò rispondo.

DRAMMATICA è una cosa seria.
E viene da lontano.
Meglio. Dall’inizio.
Dov’è nata la vostra famiglia?
Intendo, i vostri genitori, di dove sono?
E no, non dite che non c’entra.
Non c’entra se si parla di Albenga.
Non c’entra se si parla di Milano (ma esiste qualcuno veramente di Milano?).
Non c’netra se si parla di Prato.
Cioè al massimo ti porti dietro un accento e una decina di ricette tipiche.

Ma qui signori miei.
Qui si tratta di un’altra cosa.
Mia madre è di uno dei posti più misteriosi d’Italia.
Della Basilicata.
Il che, oltre a rappresentare un tema infinito per una Lonely Planet tutta ancora da scrivere, vuol dire molto semplicemente che nel mio sangue scorre Sud.
E uno non VIENE dal Sud. Uno E’ del Sud.
Meridione non è un posto.
Meridione è uno stato. Lo poi mette su what’s app volendo.
Meridione è tanta roba.
Roba trita e ritrita certo.
Famiglia nella forma più articolata e resistente possibile; cibo sempre, cibo tanto, ad ogni occasione e in quantità sconsiderate; assenza di privacy proprio come concetto mentale; moina nel senso più puro di Rumore; osservazione reverenziale, quasi giapponese, della tradizione e via cantando.
Ma anche altro.
No perché sta cosa che ogni due per tre ormai c’è un post sulla pasta de Nonna Agata, e sulle battute in italiano sgangherato de Zio Vito, e sullo scorcio scanzonato di porte aperte e panni stesi del paesino che vedi due settimane all’anno a me va bene.
Mi piace, davvero.
E’ tutto bellissimo.

Però diciamola tutta.

Meridione, è anche Afflizione.

Se tu sei del Sud in fondo non sarai mai veramente contento.
E il lamento non sarà una parentesi esperienziale.
Ma la colonna sonora della vita.
Soprattutto, se sei Femmina.

Nei piccoli paesi della provincia, infatti, si coltiva quell’aspetto caratteriale della Meridionale che la rende da sempre non totalmente afferrabile, replicabile, intellegibile, imitabile.
L’attrazione per il Lato Oscuro.
Si comincia da quando nasci.
Se sei maschio ti salvi solo perché tanto in automatico ti chiami come il patrono.
Ma in caso contrario. Eh, cara mia, un nome una carriera.
Addolorata, Dolores (nella forma più esotica ma il senso è lo stesso), Assunta (solo dopo molteplici pene), Immacolata (e se sgarri sarà vendetta infinita), Incoronata (sì, de spine), Crocefissa, Incatenata.

Qualcuno pensa che Murphy sia della Lucania. E che sia Donna.
‘Se qualcosa può andar male lo farà’ non è una semplice frase celebre.
E’ una specie di modificazione genetica.
Andrebbe segnalata sulla carta d’identità sotto segni particolari DEL SUD.

La Meridionale Afflitta essenzialmente si dedica, a soffrire.
Sì perché soffrire è un’arte.
Se non sei portato si vede.
I piantarelli saranno isolati, la depressione una roba da meteoropatia e il domani continuerà a rappresentare un’opportunità.
Invece, se sei del Sud, se sei una contrita nel DNA, è tutta un’altra roba!

Sviluppi proprio delle doti, delle capacità.
Mò perché la Prefica non è più veramente una carriera.
Sennò guardate che c’era da mettere su un business oggigiorno.
‘Sconsolate professioniste animano eventi, commemorazioni e celebrazioni varie impersonando qualsiasi tipo di dolore ad intensità a scelta, il tutto da un comodo menù digitalizzato’.
Roba da mettere su Linkedin.
Tra le competenze ‘Pessimismo Cosmico’. E tutti i parenti emigrati a confermare.
Leopardi come James Dean. Profeta, Rivoluzionario, Sex Symbol.

La Meridionale Afflitta non Respira.
Sospira.
Guardate che sembra un’inezia ma te cambia la vita proprio.
Sospirare è peso, è gravità, è svegliarsi già stanchi.
E’ rispondere al telefono e far pensare a chi t’ha chiamato solo due possibili cose: a) ohi ma che ti senti male? (se non ti conosce bene) b) e te pareva quasi quasi riattacco (se sei in confidenza e hai chiamato per una chiacchiera leggera. Leggerezza proprio no. Hai sbagliato numero).

La Meridionale Afflitta inizia il pranzo di ogni santa domenica con la stessa frase.
‘Ma lo sai chi è morto?’.
E quando muore qualcuno di celebre, ci tiene a fartelo sapere ovunque tu sia.
Perchè è importante anche presenziare, osservare il galateo del trapasso, esibire sicurezza di addoloramento, e che sennò davero davero.
Fai la telefonata, accorri alle esequie non prima di aver pellegrinato anche in camera mortuaria, te metti al primo banco, prendi la comunione in bella vista, reciti tutta la liturgia ad alta voce senza défaillance di memoria, intoni l’Alleluia col controcanto e scandisci il ritmo dell’IN PIEDI-SEDUTI possibilmente anticipando di un secondino il prete. Così. Tanto pè dì ‘le so tutte!’.
Nel caso ciò non fosse possibile per questioni logistiche, facile.
Ti metti un altarino in casa.
Come nel caso di Lady D, Troisi o Wojtyla.

La Meridionale Afflitta il fine settimana non esce.
Ma pianifica visite a malati, check-up gratuiti di tutti i mesi possibili della prevenzione, al limite va al cimitero se proprio è una testa calda.

Prendete mia madre. L’altro giorno era il suo compleanno.
L’ho chiamata la mattina per farle gli auguri e le faccio: ‘mamma che fai di bello oggi?’.
La risposta è stata: ‘vado al pronto soccorso a farmi una lastra al ginocchio’.
Cioè che ve devo di? Questa è la perfezione assoluta dell’esecuzione.
Ci vogliono anni e anni di esercizio.

Ora perché le arti visive contemporanee per lo più hanno ignorato la sostanziale figura della Meridionale Afflitta. Ma sennò sai a storie da raccontare?!?
Un’epopea internazionale attorno alla figura di: The Suffering Southern.
Prendete Il Mio Grasso Grosso Matrimonio Greco per esempio (Perchè Grecia è Sud ricordiamolo).
Ecco, la Zia.
Avete presente la Zia che racconta a sproposito e con particolari macabri del suo curriculum clinico-sanitario personale?
Ecco. Quello è sintomo di Sud.
Se hai una nonna, una zia, una comare del Sud lo sai benissimo.
Lei ti saluterà cantilenando quanto sei cresciuta, e quanto ti sei fatta bella, e che belli questi figli, ma lo farà sempre con quello sguardo sottotitolato ‘t’è andata bene finora, ma chi lo sa domani, speriamo che duri va’.
Poi farà avvicinare i bambini con la scusa della caramella e attaccherà a mostrare cicatrici e protesi raccontando peripezie mediche come fossero le imprese di Capitan America.
Ma sì, ma la vita è sopravvivenza. Mica gioia. Manco a pensarlo.
Ma pure il lessico scelto mica è casuale.
Le zanzare non pungono. MASSACRANO.
Il rumore non infastidire. SPAPPOLA IL CERVELLO.
Non esiste Arrivederci secco. Esiste SE DIO VUOLE. (Perché se non vuole amore mio, they are bitter dicks!)

La Meridionale Afflitta se squilla il telefono mica pensa ‘chissà chi mi chiama?’.
Pensa ‘chissà che è successo?’.
E poi cerca, cerca, cerca indefessa segni inequivocabili di malaugurio.
Oddio oggi mi balla l’occhio sinistro.
Brutto segno.
Che strano oggi mi balla l’occhio destro.
Sta per succedere qualcosa di brutto.
Scusa ma non era quello sinistro?
No. Basta che balla.
Ultimo sintomo di afflizione meridionale conclamata.
Non si perde una puntata di Chi l’ha Visto.
In caso a uno non bastassero le tragedie quotidiane a portata di mano.

Poi dice che io sò Drammatica.
Ma io non sono Drammatica.
Io sono sopravvissuta alle sabbie mobili.
Io ho scoperto di chiamarmi Valentina praticamente a scuola.
Prima ero convinta che il mio nome fosse ODDIOATTENTA tutto attaccato.
Io ho passato estati al paese che dopo pranzo se dorme e alle 6 in chiesa alla Novena! (celebrazione di enorme pentimento e dolore che abbraccia i nove giorni precedenti la festa del Santo Patrono).
Se proprio vogliamo sballare, impariamo il rosario!
L’orco, l’uomo nero e il diavoletto a na certa non vedevo l’ora che arrivassero!
No perché almeno uno li conosce dopo una vita ad aspettarli, che ne so magari fa due chiacchiere, scopri lati in comune, sempre di dolore non sia mai.
Ho ingoiato più bocconi indigesti per salvare sti poveri bambini dell’Africa che saliva.
Mò ho capito che è il Mal d’Africa. Altro che malinconia. A 18 anni non li potevo sentì.
I racconti più ricorrenti che ho ricevuto sulla mia infanzia riguardavano malattie e incidenti. Na dote de tragedie che na volta che te la regalano che ce fai?
‘Quella volta che a 3 mesi hai smesso di mangiare e sei stata a pane/acqua a contemplare’.
(No poi se volete ci soffermiamo su sta frase. Senza fretta)
‘Quella volta che ti sei rotta il braccio’.
‘Quella volta che ti si è gonfiata la fontanella e sei finita in ospedale per una medicina sbagliata’.
‘Quella volta che ti sei riempita di bolle e siamo dovuti ritornare in fretta e furia dal paese’.
Per non parlare della filmografia.
Una vera e propria goccia cinese ad innesto cerebrale rilasciato.
Marcellino pane e vino.
Le due Orfanelle.
Dolce Remì.
Bum bum il cagnolino.
E altri che forse per sopravvivenza ho rimosso ma tanto il tema è ce deve esse na morte, un dolore, qualcosa di molto, molto, molto brutto che segni a vita i personaggi.

Perciò ciccio, io ti voglio bene.
Ma pensaci due volte a dire che io sono Drammatica.
Che in queste condizioni poteva andare molto, molto peggio!
Ma altro che! Io mi sento Tonino Guerra.
Una ventata di ottimismo inarrestabile che profuma la vita….
…..oddio aspetta squilla il telefono.
SARA’ SICURAMENTE SUCCESSO QUALCOSA.

 

 

 

 

 

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