Paris avec mes femmes PART II

 

Insomma alla fine atterri a Paris Orly.
Come in tutte le grandi città questo non vuol dire affatto essere arrivati.


Ci sta ancora quell’oretta e mezza di attesa bagagli, fila taxi e tragitto panoramico sulle tangenziali che in trasferte normali condisce l’aspettativa……ma in questa è come un fotofinish spostato davanti al tuo naso di un altro kilometro.
E ovviamente tu vieni dalla maratona…..non dai 100 metri!
E’ come il cartello TORNO SUBITO che il cassiere ti sfodera davanti quando scatta il tuo numero.
Come il count-down del tapirulant quando hai impostato 40 minuti. Tu sei sudata. Pensi di aver fatto il grosso. Ma lui dice 3 minuti e 27 secondi.
E’ come……come:  ‘no, no signora non si alzi, adesso deve espellere la placenta!’
Cioè chi l’ha inventata l’espulsione della placenta?!? Ditemelo. Lo voglio vedere in faccia.
7-8 ore medie di travaglio, 2 ore di spinte espulsive, grida, gemiti, lui finalmente fuori, un pianto che squarcia l’aria, tutti che ridono e piangono, e si abbracciano, e fanno foto, chi taglia (cordoni), chi cuce (omissis), chi lo lava, chi lo pulisce, chi fa bagnetti e la madre finalmente abbandonata che allo stremo delle sue forze sorride placida allargando le braccia: datemi il mio bambino….CAZZATAAAAAA!
Non è veroooooooooo!!!!!!! Lo so che non lo sapete perchè nei film americani tagliano il montaggio e vanno alla scena in cui lei ha perso tutti i chili presi in gravidanza e vestita in un tubino di tweed Chanel prepara la crostata mentre Johnny Boy agita dolcemente il cucchiaino dicendo ‘pappa’. Siete giusitificati. Ma la verità la dovete sapere.
La madre ci prova ad abbandonarsi e a sorridere enigmatica tipo Monna Lisa ma nessuno se la caga perchè sono andati tutti a scartare il corredino, e alle sue braccia tese sapete cosa succede?
Che una mano di lato arriva, le abbassa, le trattiene con una presa complice, e strizzando degli occhi massonici sussurra: ‘no, no signora non si alzi, adesso deve espellere la placenta!’
Ma…..ma come, in che senso, ma io ho dato, ma come ancora spingere, ma non vissero tutti felici e contenti?
Ma poi scusi, lei chi è?
Io?
Io faccio il lavoro sporco. Dico la verità e pulisco la scena del delitto.
Sono un agente……’dei servizi’.
Me tapina: e pensare che a questa locuzione ho sempre associato SISMI, SISDE, SIM, SIFAR, AISE…….maddechè!
Erano i Servizi del reparto maternità.

Comunque, scendi, prendi i bagagli, ti fumi una sigaretta e maledici il senso civico oltreconfine che ti costringe a una disciplinata fila per i taxi.
Una volta salita stringi i denti e ti pulsa l’aorta.
No, non è successo niente.
Ma ti basta il pensiero di ciò che potrebbe succedere per farti ribollire il sangue.
GIURO CHE SE BECCO IL TASSISTA LOQUACE ‘ui bella femina taliana, italia sole, mare, tres belle!’ GIURO, GIURO CHE SBOTTOOOOOOOO!!!!
Quando arrivi sotto casa di Martina sei a qualche secondo da un’aneurisma celebrale.
Un solo pensiero ti tiene in vita.
Una doccia. Ritemprante, addolcente, detossinante, defatigante……e nel tuo caso, perchè no, anche igienizzante, visto che da una settimana la caldaia a casa tua non funziona.
No perchè sono ormai le 9 e non sarà mica che dopo questa odissea apocalittica le nostre amiche vogliono uscire subito per cena….no, figuriamoci! E poi andare a cena prima delle 23 è off. Completamente. Vero?……

Portone, doppio portone, ascensore.
Si apre la porta di casa di Marti.
Tu hai praticamente gli occhi chiusi. Deambuli stile zombi. Un braccio teso trascina il trolley, l’altro è dritto in orizzontale davanti al tuo naso, in perfetto stile morti viventi. Serve a tenere il guanto di crine che hai prontamente estratto dalla valigia prima di salire. E’ una specie di bandiera bianca a simbolismo ambivalente. Dichiara ufficialmente la resa a quello che più che un viaggio ti è parsa una catarsi e chiede contemporaneamente asilo sanitario.
Praticamente entri in casa con la faccia girata di lato. Della serie NUN ME DITE NIENTE FATEME SOLO ARRIVA’ ALLA DOCCIA!
E invece succede quello che temevi.
Martina, Masca e Didi, sono in assetto Supremes.
Tirate come le cime di Alinghi durante l’America’s Cup.
Truccate come Jam e le Olograms, esaltate come degli Ultras, acchittate come un carro del Gay Pride e bevute come John Belushi in Animal House.
Praticamente stanno alla serata che deve ancora iniziare come John Rambo alla cittadina di Hope quando lo fanno incazzare.
Je mancavano giusto i segni neri in faccia.
Niente. Ti arrendi.
Doccia a domani. Mi manchi. Ti penso sempre. Non vedo l’ora di stare con te.
Ma non ora.

Conoscendoti non ti avvicini nè al bagno nè al letto.
Finiresti fagocitata tipo pacman dalla compulsione dello sfascio.
‘Coccia ma resti vestita così? Vuoi un pò di tempo per cambiarti?’
Voglio un pò di tempo?
Per cambiarmi?
Io in realtà voglio almeno sei ore di bagno-sonno-meditazione per riprendermi da questa giornata ma secondo voi ne posso parlare ad una Triade di Invasate travestite da Miranda-Samantha-Charlotte e che ti guardano come se fossi la loro Carrie?!?

Ecco, quindi famo che resto vestita così. Si.

Scesa in strada scopri le prime due cose importanti da sapere a Parigi.
Con la dolcezza di un muro in faccia.
La prima.
L’ombrello è male.
L’ombrello è brutto.
L’ombrello non è cosa buona e giusta.
No ombrello. Ombrello via, nada, niet, no!
L’ombrello a Parigi è out, off, RAUS!
Non è neanche vintage.
E’ antico.
E’ passato come i pomodori Mutti.
E’ demodè.
Insomma è anni 80. Non se pò.
Sono tornati i fusò, le magliettone, le adidas, i capelli cotonati e il phard rosa.
Ma l’ombrello NO!
Se a Parigi ti azzardi ad andare in giro con l’ombrello scattano proprio gli allarmi.
Non so, è come entrare in una Boulangerie e chiedere le PASTARELLE invece che i cup-cake. Allarme.
Come entrare in un fitness center e chiedere informazioni per fare GINNASTICA invece che cross-fit. Allarme.
Come entrare da Sephora e cercare il DENIM AFTER-SHAVE nel reparto Uomo. Allarmissimo.
Quindi.
Anche quei non pochi euro spesi per la piega in regime di monopolio aeroportuale se ne vanno, con buona pace del motto ‘ALMENO QUESTA FATICA AVRA’ UN SENSO’.
Ecco tranquilla Coccia. Un senso ce l’avrà ma non è quello de avecce i capelli fatti.
La seconda scoperta.
Tutto a Parigi sta a 5 MINUTI A PIEDI da casa di Martina.
Solo che non si capisce come li conti Martina sti 5 minuti.
A volte di seguito. A volte con una pausa di circa un quarto d’ora tra l’uno e l’altro.
E il bello è che il BON TON impone che te la devi ridere.
Si perchè Martina ti sta anche presentando il boyfriend indigeno candidato all’Oscar ‘Amore per Sempre’ e la cosa ha la solennità più o meno dell’ingresso di un aspirante scagnozzo nella famiglia Corleone.
Quindi imprecare perché ti stai ANCHE prendendo tutta la pioggerella made in france del caso NON SI PUO’!!!
Stai andando a conoscere praticamente tuo cognato. Quindi sorridi. Sii amichevole e fai vedere che ti sembra tutto naturalissimo. Insomma, NONCHALANCE. Vai Coccia Vai.
Lallalà, lallalà, com’è bello sgambettar!
Si dai, sgambettiamo sul mio tacco 18 sotto la pioggia come Gene Kelly, corricchiando per raggiungere il ristorante mentre facciamo conversazione in francese e la testa mi si trasforma in una scopa saggina, che ce frega!
Quando entri dentro alla Brasserie sembri Tina Turner.
Giuro.
Io non ce potevo crede.
Non riuscivo manco a tirarli da una parte i capelli perchè rimanevo impigliata.
Meno male che una cosa, una sola, l’unica della giornata, è arrivata al momento giusto e non quello sbagliato.
Tu veux boire quelque chose?
Si, famo na flebo de Champagne che dici?!?!?
Ups…..Wi, j’aimerè bien du Champagne.
EVVAIIIIII!!!!!!!!!
Io non è che mi ricordi bene come sia andata la successiva oretta.
So solo che ci siamo ritrovati in 9, noi 5 ragazze, Alex il Candidato all’Oscar e 3 suoi amici DOP, a tavola, a mangiucchiare (perchè anche mangiare a Parigi è volgarissimo, totalmente; al massimo si ‘grignola’, se spizzica na cosetta ma senza fà vedè che c’hai fame!), bere, molto bere, e a sostenere conversazioni sostanzialmente non-sense.

In breve le dinamiche erano le seguenti.
Martina e Alex tubano grignolando.
Al fianco di Martina la sottoscritta alterna sfonnoni in italiano con la sua dirimpettaia Principessa Didi a conversazioni dettagliate in francese sulla sua vita sessuale con la coppia di cui sopra. Non mi chiedete come siamo arrivati dal ‘Piacere Valentina’ all’esegesi del Kamasutra ve prego perchè ancora non l’ho capito.
Accanto a me Edoard, evidentemente sotto effetto di fortissimi stupefacenti, attacca un pippone in slang parigino ad un livello di decibel indecente convinto di essere il leader del comizio in corso dal titolo ‘STORIE DI ME E DEI MIEI AMICI DI CUI VOI NON SAPETE UN CAZZO’.
Accanto a lui Robert fa la lingua a Masca difronte.
A seguire Ambra Simona Espoletto intrattiene un corso di traduzione simultanea con il suo vicino Martin, anni 17, secondo me non compiuti. Lei dichiara di CAPIRE il francese anche se non lo parla. Lui ci crede e attacca con la solfa ‘che fai, di che ti occupi, è la prima volta a Parigi’ e lei RISPONDE FRASI SENZA SENSO IN ITALIANO annuendo con la testa a comunicare che si, si, ha capito, certo! Lui non capisce nulla dei pensierini in italo-partenopeo e quindi continua con la sua conversazione.
Giuro.
E’ successo davanti ai miei occhi.
E sono andati avanti tutta la sera.
Due monologhi in lingue diverse ma molto ben sincronizzati.
Svegliatemi e ditemi che è un sogno.
Alla sinistra di Martin la Masca.
Completamente ubriaca sceglie il suo copione da battaglia: la perdita di qualsiasi inibizione.
Quindi sbotta molto poco francesamente a ridere in faccia a Robert che le fa la lingua dall’altro lato della tavola, e quando prende fiato, con l’occhio lucido dall’ebbrezza, intona dei sonorissimi ‘E STICAZZIIIIIIIIIII’ indirizzati alla conferenza di Edoard.
Cioè siamo andati avanti mezz’ora con Edoard e tutto il suo minchia di repertorio Amarcord, i suoi amici che si sganasciavano, noi donzelle interdette col sorriso di circostanza e l’occhio vitreo di chi prega di non essere interrogato sul merito della cronaca (perchè non ha capito un cazzo ovviamente), e la Masca che come una tromba ogni 10 secondi usciva dall’apnea delle sue risate e risuonava in tutto il locale: ESTICAZIIIIIIII!!!!!!
No vabbè, io non so come abbia trattenuto le lacrime dalle risate! Santa alcolemia che tutta la coscienza porta via!!!
Cioè non era manco questione di non capire la lingua.
Che quello parlasse e la Masca gli stesse dicendo MA NON CE NE FOTTE UNA CIPPA A NESSUNO era evidente come l’incazzatura di Letta al passaggio di consegne con Renzi. Non è che devi capire per forza di politica per vedere che gli rodeva. Ci mancava poco e i camerieri sarebbero arrivati con dei pizzini in mano a sussurrargli all’orecchio ‘Daje ciccio, te prego, te stanno a prende in giro fino in Normandia, basta’. Ovviamente in francese sarebbe sembrato bello.
Per chiudere il giro e tornare all’incipit arriviamo alla Principessa Didi, che imbeccata da me ogni tot con segnale, munita di faccia d’angelo e sorriso nobiliare, faceva il segno del taglio alla gola con l’indice ad Alex, suo vicino.
Ma così eh, per gradire, alla cazzum, totalmente fuori contesto come il resto.
D’altronde io sto ruolo della Famigghia a protezione della dote di Martina l’avevo preso sul serio. Che ce volete fa.

E’ stata la cena forse più surreale della mia vita.
Top 3 sicuro!
Cui è seguita anche una notte surreale di cui non vi potrò raccontare molto.
Ma non per i contenuti hot.
Semplicemente perchè facendo un favore a me stessa e ai miei piedi, insaccati dentro agli stivali dalle ore 6 antimeridiane come due cacciatorini, io a una certa ho dato forfait e me ne sono andata a casa.
Io quella notte a Parigi ho fatto l’amore.
Col cuscino di Martina.
Madonna che goduria.
Dieci volte più rigenerante del sesso e infinite più sicuro.
Voi mette?

Ora, questo racconto è a un bivio.
Perchè potrei continuare a confessarvi dettagli più o meno divertenti di luoghi, fatti e persone.
Descrivervi atmosfere, riportare dialoghi, argomentare colori e sensazioni.
Ma in realtà c’è una sola cosa di cui è d’uopo digredire.
La sola veramente protagonista del format più che della circostanza.
La costante che permane indipendentemente dalle variabili e che tutto guida come una stella polare.
L’inizio e la fine di ogni nostra riunione, l’alfa e l’omega della nostra amicizia.
IL CIBO!
No ragazzi qui si parla sul serio.
Noi essenzialmente per due notti e due giorni interi abbiamo fatto poco altro che mangiare!
Ma contente! Non sapete quanto!
Ci siamo specializzate in ‘abbuffologia’ con lode e sbaciucchiamento.
Siamo diventate le esperte in materia di ‘Perforamento Gastrico Legalizzato’ architettando tra l’altro una serie infinita di varianti per tema culinario e circostanza.
Noi non facciamo week-end turistici in realtà.
Facciamo week-ed bulimici.
Altro che Sex & the City. Food & The City A Caso.
Perchè l’obiettivo mica è visitare alcun che della capitale ospite.
Nooooo, ma cheeeeeee!
E d’altronde ci sarà un motivo per cui sti viaggetti ce li andiamo a fare SEMPRE in città in cui siamo già state?!?
Cioè noi la guida Lonely Planet ce la compriamo tipo Bignami.
Serve a ripassare prima di rientrare a casa per far vedere che hai studiato. Ma in realtà la massima distanza che percorriamo è quella cucina-sofa (indoor), con qualche picco dinamico per arrivare al supermercato di rifornimento più vicino.
Mò lasciate stà la prima sera che c’era l’esame di Alex per essere ammesso a marito di Martina.
Quelle sono prove pesanti da superare che meritano una piccola deviazione dal programma (secondo me Didi ha esagerato con il segno dello sgozzo perchè non s’è fatto più vedere).
Ma in realtà noi dopo quell’uscita abbiamo preso aria di nuovo veramente per andare all’aeroporto!
Lo so, sembra assurdo, ma guardate che a noi ci viene naturale, siamo proprio portate!

Che ne so, ci svegliamo la mattina e attacchiamo con ‘Ragazzeeeeee???? Caffè e Pan Au Chcocolat?’
‘Siiiiiiiii!!!!’.

Poi ci diamo anche delle parti perché sennò non è divertente.
E quindi verso le 14 qualcuna prova a mettere la musica, aprire le finestre e propone: ‘Ma ce ne vogliamo andare al Pompidou, oppure prendiamo le bici e poi magari stasera Opera?
E tutte sempre ‘Siiiiiiiii!!!!’ (è normale, facciamo finta, giuro viene meglio, fidatevi).
Passiamo le successive due ore a dire fregnacce, fumare, rifarci il caffè, truccarci, vestirci, sfilare e alle 16 pronte per partire ci guardiamo, e una fa (rigorosamente una diversa da quella Propositiva, sennò non vale) ‘Ma a voi non è venuta fame?’.
‘Siiiiiiiii!!!!!’
Quindi la deviazione brunch si trasforma in hamburger, patate, vino (ancora), pane, burro, burro, pane, caffè.
Alle 18 ormai è tardi e siamo stanche (eccecredo: pesamo 3 chili in più de prima!) e quindi la Pigra di turno (perchè ci sono i ruoli, lo dovete capire, è come al Cinema!) propone: ‘No ma io sono troppo stanca. Ma se andassimo a casa a farci un thè e poi uscissimo direttamente per l’Opera?’.
‘Siiiiiii!!!!!’
La Pigra guida il gruppo (in genere ci alterniamo io & Masca in questa parte perchè con la scusa dei bimbi e della stanchezza pregressa siamo più convincenti) e OVVIAMENTE suggerisce di acquistare un qualche rafforzo per il thè.
Ma giusto per assaggiare i dolci tipici. Cioè anche questo è turismo.
A Parigi ad esempio abbiamo comprato una fornitura annuale di Macaron.
In genere alle ordinazioni sono addetta io.
Vado forte sulla morigeratezza delle quantità. E’ risaputo global wise.
E poi sono veramente creativa.
‘A me non piacciono tanto i Macaron Signora, per cui prendo giusto 24 di quelli lì….no, non quelli giallo-limone-leggerezza…..no, più a destra……salti verde-mela-freschezza…..ancora, ancora, neanche quelli bianco-latte-semplicità……ECCO! Brava, 24 di quelli marroncino-grasso-comedisalsabarbecue’.
Io ho inventato il Macaron al Lardo di Colonnata!
Alle 20 stiamo praticamente sotto le pezze. Russiamo come 5 novantenni attaccati alla bombola d’ossigeno.
Quando ci svegliamo l’unica Opera che riusciamo a immaginarci è l’Opera Pia della Salvezza delle Anime con Disordini Alimentari (altrimenti conosciuta come OPSADA).
In questa fase il copione consente anche una sorta di catarsi di gruppo.
Tutte a dire ‘Mamma mia ragazze ma quanto abbiamo mangiato? No, basta non voglio vedere cibo fino a domani! Qualcuna ha un paio di pantaloni larghi che questi non mi entrano?’
Poi basta un’oretta di altre fregnacce, e altre sigarette, e altro vino che la Propositva By Night (c’è quella della mattina e quella della sera ovviamente, sò turni ferrei ragazzi!) sentenzia ‘Vabbè dai ragazze, stasera è andata così! Ci rifaremo domani. Però visto che rimaniamo a casa scendo a comprare le sigarette…….e magari giusto qualche formaggio in caso ci venga fame per cena’ (cena? ma quale cena? che cena è alle 22? ma perchè esistono fasi diverse di questo ingurgitare senza soluzione di continuità dalla mattina?!?).
E che rispondono le altre secondo voi?
Ecco appunto.
Il ‘qualche formaggio’ si trasforma nel kit del sopravvissuto.
Praticamente ci disponiamo sul letto di Marti direttamente in pigiama e in formazione a stella attorno ad un tagliere di grasso sotto mentite spoglie.
A portata di mano: sigarette, accendino, posacenere, bicchieri, vino, apribottiglie e bottiglia di ricambio, 3 baguette, affettati, telefono, telecomando per lo stereo……chiavi di casa, numeri di emergenza e testamento delle ultime volontà.
Signori, se sopravviviamo ci vediamo domani, sennò sappiate che è stato un piacere!

Quando noi torniamo a casa da questi week-end in genere prendiamo ferie dall’ufficio e ci rinchiudiamo in casa con tute oversize per almeno una settimana manco fossimo Lindsay Lohan in clinica di disintossicazione.
Solo che non corriamo a tisane e diete del minestrone.
Ci imbottiamo di cortisone.
Lo sapevate voi che esiste lo Shock Anafilattico da Carboidrati?!?
Noi, adesso, si.

Che dire quindi.
Appuntamento al prossimo week-end.
Che se poi lo facessimo a casa risparmieremmo i soldi dell’aereo e tutta sta pantomima non credete?
Sì perchè poi l’importante sono gli ingredienti. Come in tutte le ricette di cucina.
L’importante è ritrovare Martina, con i suoi amori….tutti…..per la vita, per la gente, per il mondo, per il domani…….e magari con un orologio che conti meglio quanto ci vuole per andare a piedi da un posto all’altro.
Didi, la principessa, che col fare etereo e un pò sospeso delle principesse……..parla 4 lingue, ha vissuto in tutto il mondo, fatto più lavori che bucati, ma se è in ritardo per la stazione e in strada non arriva il taxi che tu le hai chiamato che fa?!?
Ti chiama per dirti che il taxi non arriva! TI ADORO DIDI!!!
Masca, che è calda come un abbraccio e sicura come un rifugio, grande come una madre e piccola come un concentrato di vita. Masca, leader delle mamme bio-mio-facciotuttoio-cepensoio, segretaria generale dell’Associazione ‘Perché nessuno si ricorda se ho studiato a Cambridge oppure Oxford nonostante lo racconti ogni santa volta che ci vediamo?’, ma soprattuto esponente mondiale dello ‘ESTICAZZIsmo’ come gentilmente ricordato a Edoard durante la cena.
E poi lei. Ambra. Motivo vitale di ogni mia curiosità filologica.
Mente generatrice della filosofia del ‘VABBUO’ismo’ come già segnalato nella prima parte di questo post, ideatrice della valigia perfetta. Quella che quando parti ti fa sentire una tradizionalissima catto-comunista occidentale incapace di sintesi e di riflesso munita di trolley fuori misura passibile di multa e dirottamento in stiva per soli due giorni di vacanza.
Ma che quando arrivi non ti molla neanche un secondo: ‘Uagliò ma per caso vi avanza uno spazzolino?’; ‘Uagliò ma per caso avete doppioni di pigiama?’; ‘Uagliò ma usaste per caso la spuma anche voi?’; ‘Uagliò azz m’agge scurdat a mutanna!’ (Ambra te vorrei dì: così so boni tutti a fà Avventure nel Mondo!).
Ambra, la sola che ti possa regalare momenti tipo ‘Uè ragazze sto parlando con Martin. Come si dice VERDUMMAIO in francese?’
In francese capito? Lei ti chiede come si dice in francese. Prima di dirti cosa voglia dire in italiano!!!

E quindi a pieni voti a lei dedico la scena finale di questo tranquillo week-end di paura Parigino.

Tragitto casa-supermercato.
A qualcuna tocca la parte Propositiva e stavolta evidentemente si lancia lei.
Si ferma di botto. Noi con qualche passo di distanza le facciamo eco e ci giriamo per capire interrogative.
Apre le mani tipo pianista, flirta con la nostra suspense al grido di ‘Ho avuto un’idea!’ e dopo qualche attimo partorisce.
‘RAGAZZE MA VOLESSIMO ANDARE SULLA TORRE-O-FIERR?’

Paris Avec Mes Femmes.
Je vous Adore!

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